La fabbrica della memoria, spettacolo messo in scena dall’Accademia Camaleonte, parla degli anni in cui si è svolta la Seconda guerra mondiale dal punto di vista delle persone che lavoravano nelle fabbriche.
Lo spettacolo è stato molto coinvolgente, grazie al susseguirsi incalzante di dialoghi e balletti.
Tra i pesanti lavori in fabbrica e l’abbassamento dello stipendio, i lavoratori riescono a far sentire le loro ragioni. Ormai stanchi di lavorare per una causa negativa, gli operai decidono di scioperare. Vengono aiutati delle staffette che distribuiscono i volantini che annunciano la loro protesta.
Il coraggio di chi ha visto deportare compagni e amici
Ci ha colpito il coraggio di queste persone: hanno visto deportare i loro compagni e amici nei campi di concentramento, dopo aver, magari, già lasciato la famiglia in regioni lontane per cercare un posto di lavoro: sono andati avanti, stringendo i denti e continuando a lottare per i propri diritti di lavoratori. Hanno deciso di non essere più sfruttati al fine di produrre strumenti di morte.
L’impegno delle ballerine nel rappresentare i macchinari, le colate e le deportazioni era notevole. Quanto la bravura delle attrici, nel presentare la vita nelle fabbriche, dove i compagni diventavano la nuova famiglia a cui appoggiarsi nei momenti difficili.
A fine spettacolo ci hanno presentato una persona che, da giovane, aveva lavorato in una di quelle fabbriche. Abbiamo esposto le nostre domande sulla vita a quei tempi, a cui ha dato risposte soddisfacenti.
Aurora Cerritelli, IA