“Perché tu sei prezioso ai miei occhi”
Queste parole tratte dal libro di Isaia (Is 43,4) si potevano leggere sulla maglietta indossata dagli insegnanti nel corso delle giornate del camp estivo, che si è svolto dal 14 giugno al 2 luglio nella nostra scuola.
Parole non casuali, ma che a nostro avviso, danno il senso pieno di una proposta che è stata per tutti un’occasione bella per andare oltre l’ordinario, e per riscoprire quello che davvero ci sta a cuore: ovvero la preziosità di ciascuno di noi agli occhi di Dio. Preziosi nella differenza che ci contraddistingue; preziosi perché unici; preziosi perché fatti oggetto di un amore incondizionato che è davvero per tutti, nessuno escluso.
È vero che nell’anno scolastico appena terminato, è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi pandemica che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno. In questa oscurità il cuore dell’uomo non cessa tuttavia di attendere l’aurora.
Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei ragazzi e nei giovani. Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, e in modo particolare di chi si occupa di educazione, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace.
Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. È un compito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona. Ed è per questo che i giorni passati al camp estivo sono stati autentici giorni di scuola. Giorni nei quali mettere al centro la relazione tra maestro e allievo, per riscoprire il fatto che il desiderio di essere amati incondizionatamente riguarda davvero tutti, adulti e ragazzi, maestri e alunni, grandi e piccolini.
Attraverso il gioco, i laboratori artistici, musicali e di conversazione inglese e spagnola, abbiamo provato a far passare tutto questo: non volendo limitarci a trasmettere un contenuto didattico, ma piuttosto utilizzando la didattica capovolta come strumento per arrivare al cuore del ragazzo.
Educare – dal latino educere – significa condurre fuori da sé stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare se stesso. Per questo sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. Il testimone è infatti, colui che vive pe r primo il cammino che propone.
Un’estate passata a scuola resta un tesoro che dura nel tempo, così a settembre si ricomincia l’anno scolastico, nella gioia del ricordo di quanto vissuto, stimolati da un fuoco che rimane dentro e che ti porta ad impegnarti nuovamente in altre avventure.
don Andrea Gariboldi
co-direttore e assistente spirituale dell’Istituto