SE DONI LA VITA… SEI PIENO DI VITA!
Carissimi,
questa domenica, con il tradizionale rito delle ceneri, abbiamo iniziato il cammino della Quaresima. È un tempo che, nonostante tutto, mantiene la sua carica di provocazione per la vita. Nel Messaggio del Papa di quest’anno ci imbattiamo in queste parole: «Sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un’attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà. Vorrei indicarvi, nel racconto dell’Esodo, un particolare di non poco conto: è Dio a vedere, a commuoversi e a liberare, non è Israele a chiederlo. Il Faraone, infatti, spegne anche i sogni, ruba il cielo, fa sembrare immodificabile un mondo in cui la dignità è calpestata e i legami autentici sono negati. Riesce, cioè, a legare a sé. Chiediamoci: desidero un mondo nuovo? Sono disposto a uscire dai compromessi col vecchio?».
È una lettura molto accurata di una strana dinamica che ritroviamo in noi stessi. Già san Paolo, nella Lettera ai Romani, l’aveva descritta in modo efficace: «Io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra». Riconoscere questa lotta interiore è il primo passo per vincerla, anche se la vittoria sfugge alle nostre immagini e previsioni. Persino i termini della lotta talvolta sfumano a tal punto da non riconoscerli più. Per questo occorre un tempo come la quaresima. La lotta non è contro l’uomo che siamo, ma contro il Faraone che “spegne i sogni e ruba il cielo”.
Spesso, infatti, imbracciamo le armi del moralismo per mettere sotto accusa ciò che in noi ha “solo” bisogno di fare memoria del battesimo, che ha spalancato le porte alla nostra liberazione. Intanto il Faraone rimane indisturbato al suo posto, godendo nel vederci agitati e scompostamente impegnati in una vita senza padri. Già, perché la vera sfida è quella della paternità. Chi è in grado di farci riprendere in mano la nostra origine? Chi potrà riaccendere la nostalgia per ciò che realmente ci corrisponde? Davanti a chi potremo riscoprire il nostro vero volto? La tentazione del Faraone, del Nemico, è quella di condurci nelle mani di padroni e fuori dall’abbraccio dei padri. Un grande prete ed educatore, alcuni anni fa affermava che: «Non si è padri e madri perché si fanno figli, ma perché, avendoli generati, li si educa: li si aiuta, cioè, a camminare verso il loro Destino. Senza questa responsabilità vissuta non c’è né paternità, né maternità». Questa passione per il proprio Destino è ciò che ci permette di distinguere i faraoni dai padri e la loro diversità di metodo: il potere dei primi e l’amore alla libertà dei secondi. Per la logica del potere l’urgenza è data dai posti di prestigio, dai ruoli, dalle influenze. I padri, invece, non hanno bisogno del potere. A loro è data la grazia della libertà, l’unica in grado di entrare veramente in dialogo con ciò che si agita nel cuore dell’uomo, compresa quella lotta di cui parla san Paolo che, altrimenti, diventerebbe una condanna al nostro limite.
Il dono della Quaresima diventa così quello di dare un nome a chi è in grado di testimoniarci una pienezza di vita, che ci spinge a donare anche noi stessi. Solamente se i nostri figli e i nostri alunni, troveranno adulti credibili davanti a loro, disposti a lottare per essere liberi davvero, potranno crescere nella certezza che non c’è schiavitù alcuna che può imprigionare l’uomo nel suo desiderio di vita piena.
Buon cammino verso la Pasqua!
il Direttore d’Istituto
Don Andrea Gariboldi