“Dove sono i figli?” Si chiede Papa Francesco al n. 260 dell’Amoris Laetitia e invita i genitori a farsi la stessa domanda, ma non tanto nel senso del “luogo” fisico, quanto in quello delle sue convinzioni, dei suoi desideri, del suo progetto di vita.
Inutile illudersi: nessuno smartphone ci permetterà di “controllare” gli spostamenti dei nostri figli, nessuna ossessione darà buoni frutti in una azione educativa che deve condurre ad una autentica maturazione della loro libertà, che deve portare ad una vera autonomia.
Dove sono, ma anche e soprattutto “con chi sono?” Domanda ancora più impegnativa vista la pluralità di “compagnie” che i figli frequentano: “quelli che si occupano di dare loro divertimento e intrattenimento, quelli che entrano nelle loro abitazioni attraverso gli schermi, quelli a cui li affidiamo per guidarli nel loro tempo libero”.
Mestiere arduo quello dei genitori, ma da vivere con tre parole d’ordine: vigilanza, no ossessione, educazione della libertà.
Don Roberto Davanzo
Gestore dell’Istituto S. Caterina da Siena
Amoris Laetitia – 260
"Amoris Laetitia - 260" La famiglia non può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di guida, anche se deve reinventare i suoi metodi e trovare nuove risorse. Ha bisogno di prospettare a che cosa voglia esporre i propri figli. A tale scopo non deve evitare di domandarsi chi sono quelli che si occupano di dare loro divertimento e intrattenimento, quelli che entrano nelle loro abitazioni attraverso gli schermi, quelli a cui li affidano per guidarli nel loro tempo libero. Soltanto i momenti che passiamo con loro, parlando con semplicità e affetto delle cose importanti, e le sane possibilità che creiamo perché possano occupare il loro tempo permetteranno di evitare una nociva invasione. C’è sempre bisogno di vigilanza. L’abbandono non fa mai bene. I genitori devono orientare e preparare i bambini e gli adolescenti affinché sappiano affrontare situazioni in cui ci possano essere, per esempio, rischi di aggressioni, di abuso o di tossicodipendenza.